La ricerca qualitativa nell’era del risparmio

E’ indubbio che sia finita l’era del consumismo così come era concepita negli anni 80 ed 90; uno dei trend odierni è un totale ripensamento, in epoca di crisi, dei “valori veri” e della disponibilità a spendere. Il consumatore oggi è sempre più attento, misurato, accorto nello spendere ma non semplicemente in termini di riduzione dei costi: continuano infatti a nascere forme nuove di consumo, evolute, moderne

ecco infatti il proliferare di forme nuove come il co-working, lo sharing a più livelli, EnJoy, Car2Go, BlaBla car, Airbnb e simili…

La nuova società attuale, dove il possesso cede sempre più il passo all’utilizzo (spesso a noleggio, sempre più temporaneo), sta dunque ridefinendo il concetto di spesa: non basta più condividere o selezionare i prezzi più bassi, ma è necessario entrare in una logica nuova, quella del risparmio inteso in una accezione molto più ampia: si stanno sempre più affermando nuove forme di consumo più consapevoli, più ecologiche, più “sane” come testimoniano il Km0, i gruppi di acquisto solidale, una mobilità più sostenibile http://ambientebio.it/pagati-per-andare-a-lavoro-in-bici-dopo-la-francia-presto-anche-in-italia/ 

Dalla sensibilità al prezzo alla sensibilità al risparmio

Non si tratta infatti semplicemente di “spendere meno” attraverso la ricerca spasmodica del prezzo più basso, ma di capire meglio il valore di ciò che si sta acquistando, privilegiando la riduzione di sprechi , acquisti cihe ti permettono di realizzare dei reali risparmi nel corso del tempo con un approccio più smart grazie a una consapevolezza dei costi di produzione anche degli alimenti (http://www.tpi.it/mondo/lituania/foto-acqua-consumata-produzione-carne-verdura/un-chilo-di-mais-ha-bisogno-di-1-211-litri-d-acqua-e-un-chilo-di-grano-ha-bisogno-di-1-892-litri-d-acqua

In fondo si tratta di diventare un poco degli ingegneri di sé stessi: se oggi i veri risparmi nella produzione sono possibili grazie ai cosiddetti ingegneri gestionali che individuano i risparmi nei processi produttivi e nell’utilizzo di materiali innovativi, perché non applicare un approccio simile anche nella scelta dei propri beni/servizi?

E le ricerche qualitative? Cosa sta accadendo?

Dalla ricerca di mercato alla ricerca “smart/gestionale”

Le ricerche di mercato sembrano avere almeno in parte attraversato un percorso simile a quello degli altri beni di consumo/servizi: nell’epoca consumistica hanno trovato il loro massimo sviluppo in una logica prettamente di soddisfazione dei bisogni del consumatore (inteso non solo come consumatore finale, ma anche fruitore delle ricerche stesse, “avido” di informazioni da utilizzare per lo sviluppo continuo di nuovi beni e servizi).

Nel momento di sviluppo della crisi le aziende hanno imposto agli istituti di ricerca la stessa logica che dominava i loro mercati: la ricerca del prezzo più basso illudendosi di continuare ad acquistare prodotti/servizi di elevato valore.

Ma ciò non ha fatto altro che mettere in difficoltà chi davvero forniva servizi di valore in un mercato sempre più spietato e competitivo.

In definitiva… a differenza di molti altri settori, dove la crisi ha contribuito a ridefinire il mercato con soluzioni nuove e approcci innovativi… nel mondo delle ricerche qualitative siamo ancora a una semplice guerra dei prezzi, dove a pagarne lo scotto spesso è il cliente finale, anche se spesso non se ne accorge, in un primo momento.

Social-qualitative ha cercato di cogliere le istanze di un mondo in profondo cambiamento cercando di fornire prodotti più “smart” in linea con il valore della co-creazione, condividendo con tutti nel proprio blog esperienze e approcci cost effective che non penalizzassero la qualità finale dei risultati.

Il modo digitale ha costituito la base sulla quale poggiare la nuova offerta.

Ma anche alle ricerche di mercato è necessario fare un ulteriore passo in avanti: oltre a diventare più smart devono diventare anche più “gestionali”, offrire cioè delle soluzioni e dei processi innovativi in grado di snellire i flussi conferendo un reale valore aggiunto ai prodotto finale, i risultati della ricerca.

Ecco alcuni esempi di questo percorso:

  • sostituire i classici focus group (con massimo 8 persone e traccia per lo più statica) con i forum online (coinvolgimento di molte più perone che interagiscono per più giorni dando così la possibilità ai ricercatori di svolgere interventi dinamici per cercare di approfondire argomentazioni, divergenze, dubbi emersi direttamente dai partecipanti grazie anche alle restituzioni dei test fatti in itinere sui quali possono riflettere anche loro e portare maggiori contributi utili ai ricercatori ma soprattutto alle aziende committenti).
  • ricerca per step ragionando assieme al cliente, man mano, circa l’eventuale field da aggiungere dopo il primo step
  • trasformare le persone in “auto-etnografi” (attraverso gli smartphone si può essere costantemente in contatto con i partecipanti che in diretta possono informarci tramite foto/video/questionari delle loro abitudini e dei loro comportamenti, con il vantaggio di avere informazioni più “fresche”, veritiere, meno mediate dal tempo che passa tra l’esperienza vissuta e l’intervista)
  • selezionare in maniera differente chi può realmente dare un contributo in termini di conoscenza (reperimento smart)
  • creando moduli integrati quali-quanti da realizzare in tempi ristretti (tempo = denaro)
  • pensare ad approcci di ricerca che mirino a focalizzare gli investimenti di marketing sui prodotti chiave, limitando al massimo la produzione dell’azienda, secondo un approccio less is more a 360°, sulla falsariga di quanto, ad esempio, sta attuando GoPro?

Ma più in generale la ricerca deve essere in grado di rendere sempre più cosciente il cliente finale di quale risparmio è in grado di fare rispetto ai suoi investimenti (prodotto, pack, comunicazione) attraverso un uso corretto, intelligente, smart di ricerche che siano veramente di qualità e non semplicemente un alibi rispetto a eventuali insuccessi del prodotto

Chissà che in un futuro non si riesca veramente a commisurare il costo/prezzo/valore di una ricerca al reale risparmio nei processi di produzione, distribuzione e comunicazione di beni e servizi?

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